martedì 30 giugno 2009

Segnalazioni per 1 e 2 luglio

Se ve li siete persi nella passata stagione ci sono tre occasioni per rivedere dei film interessanti, grazie all'Aiace.

Cinema a Palazzo

Mercoledì 1 luglio, ore 21.30

Cous Cous (La Graine et le mulet) di Abdel Kechiche con Habib Boufares, Hafsia Herzi, Faridah Benkhetache, Abdelhamid Aktouche (Francia 2007, 151')

Slimane Beij vive a Sète, una cittadina vicino Marsiglia, e lavora nel cantiere navale. Non riuscendo ad accettare la flessibilità richiesta, viene licenziato. Nel tentativo di riscattarsi e trovare un nuovo senso per la sua vita, chiede aiuto alla famiglia e all’ex moglie per realizzare il suo sogno: ristrutturare un’imbarcazione e trasformarla in un ristorante in cui il cous cous al pesce sarà il piatto principale. Premio speciale della Giuria a Cannes e Premio Marcello Mastroianni a Hafsia Herzi come miglior attrice emergente.

Giovedì 2 luglio, ore 21.30
L’anno in cui i miei genitori andarono in vacanza (O Ano em Que Meus Pais Saíram de Férias) di Cao Hamburger con Michel Joelsas, Germano Haiut, Paulo Autran (Brasile 2006, 110') .
Costretti all’esilio per motivi politici, i genitori di Mauro affidano il ragazzino alle cure del nonno che vive nel quartiere Bom Retiro di San Paolo. Il vecchio però muore poco prima dell’arrivo del nipote che, solo e sperduto, viene accolto da Shlomo, il responsabile della sinagoga. Entra così in contatto con una nuova realtà multietnica in cui convivono ebrei, italiani, greci e arabi. In questo universo Mauro sperimenta il passaggio dall’adolescenza all’età adulta con tutte le sue gioie e suoi dolori.

Ingresso gratuito. I tagliandi di entrata sono in distribuzione a partire dalle ore 20.30

Sempre Giovedì 2 luglio al Cinema Massimo Tre, ore 20.45 per presentare la rassegna Cinema di Barriera, sarà proiettato

Si può fare di Giulio Manfredonia (Italia 2008, 35mm, 111’), con Claudio Bisio, Anita Caprioli, Giuseppe Battiston

Milano, primi anni '80. Nello è un sindacalista dalle idee troppo avanzate per il suo tempo. Ritenuto scomodo all'interno del sindacato viene allontanato e "retrocesso" al ruolo di direttore della Cooperativa 180, un'associazione di malati di mente liberati dalla legge Basaglia e impegnati in (inutili) attività assistenziali. Trovandosi a stretto contatto con i suoi nuovi dipendenti e scovate in ognuno di loro delle potenzialità, decide di umanizzarli coinvolgendoli in un lavoro di squadra. Andando contro lo scetticismo del medico psichiatra che li ha in cura, Nello integra nel mercato i soci della Cooperativa con un'attività innovativa e produttiva. «La follia è una condizione umana», dichiarava Basaglia, psichiatra. «In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla». Prima dell'introduzione in Italia della legge 180/78, detta anche legge Basaglia, i manicomi erano spazi di contenimento fisico dove venivano utilizzati metodi sperimentali di ogni tipo, dall'elettroshock alla malarioterapia. Il film di Giulio Manfredonia si colloca proprio negli anni in cui venivano chiusi i primi ospedali psichiatrici e s'incarica di raccontare un mondo che il cinema frequenta raramente: non tanto quello trito e ritrito della follia, quanto quello dei confini allargati in una società impreparata ad accogliere la diversità. Il regista evita accuratamente qualunque tipo di enfasi, sfiorando appena la drammaticità senza spettacolarizzarla, in favore di un impianto arioso, ridente, talvolta comico, deliziando lo spettatore con una commedia (umana) che diverte e allo stesso tempo fa riflettere.

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